

Ernia: tra moda e musica con il suo stile unico
Il rapper metropolitano ama distinguersi. Non solo nel flow: «Appena tutti seguono un trend fashion, mi defilo»
La combo perfetta tra moda e musica? Quella che unisce Parajumpers ed Ernia. Il brand italiano di lusso che dal 2006 conquista il mondo con il suo abbigliamento casual-chic ha scelto come nuovo ambassador il rapper multiplatino milanese, 32 anni il 29 novembre. Uno che meno fashion addicted non si può: «Appena tutti seguono un filone, io mi defilo» dice con la stessa schiettezza di quando scrive. La collaborazione inizia con la collezione autunno/inverno appena uscita, in cui spicca la selezione di pezzi creati proprio per Matteo Professione (questo il vero nome dell’artista), come il gilet esclusivo che indosserà durante i suoi tour, sempre sold out.
Questione di performance
È la performance, in declinazioni differenti, l’obiettivo comune. Se il marchio ispirato agli eroi del 211th Rescue Squadron (parajumpers) – che partono dall’Alaska e superano ogni frontiera per salvare vite in condizioni estreme – propone outfit ultraresistenti e funzionali ma con un tocco di classe, il poeta del flow dà sempre il massimo, che si trovi in studio di registrazione o sul palco, e non lascia niente al caso.
L’originalità, la cura nei dettagli e lo stile fanno la differenza per entrambi. Racconta Ernia: «Questi capi potrebbero accompagnarmi in qualche videoclip, shooting fotografico, nei viaggi. Spesso vado all’estero per scrivere: il nuovo album è in dirittura d’arrivo, quindi partire potrebbe essere un’idea. Però questi look si sposano bene anche con le altre attività che pratico, non solo con il lavoro. Per quanto il mio sia un ambiente molto urban, appena posso scappo dalla città e mi immergo nella natura: ultimamente vado a pescare».
Nella campagna di cui è protagonista, Ernia divide la scena con una motoslitta: il collegamento con il suo brano Neve (ultima delle quattro tracce dell’ep di debutto No Hooks del 2016) è immediato. «Parla della mia vita e la vita è un’avventura» precisa per collegarsi al mood dell’adv. Poi aggiunge: «La neve è un elemento che mi piace molto, ho trascorso buona parte della mia infanzia in montagna, con i miei genitori andavo in Valtellina». Ovvio che si trovi a proprio agio nel mondo outdoor.

Fuori dagli schemi
Zero droga, gioielli appariscenti o guardaroba omologato, Ernia (lo chiamava così una compagna di liceo) con il suo viso pulito dista anni luce dalla categoria standard del rapper. Distinguersi gli riesce benissimo e senza sforzo: «È sempre stata una cifra stilistica che ho difeso, mi ha permesso di raggiungere tante persone che in qualcosa di più canonico non si rivedevano». Cresciuto con Tedua a pane e battle, studi di lingue straniere alle spalle e mamma insegnante di lettere e latino, sin dagli inizi sta alla larga dagli slogan hip-hop preconfezionati, accarezza la melodia e si lancia in testi originalissimi. Cita capolavori della letteratura (il titolo del primo album Come uccidere un usignolo traduce il romanzo di Harper Lee To Kill a Mockingbird, in italiano Il buio oltre la siepe) e diventa presto il riferimento del conscious hip-hop, grazie a schegge di politica e analisi taglienti sulla società sparse qua e là nelle sue storie street. Da spirito libero qual è, Ernia non ha nemmeno idoli con cui desidera almeno un feat., «tante cose che mi sono uscite bene sono successe con artisti che magari non sognavo prima di conoscere. Se devo dire qualcuno, J. Cole, una reference per me». E, quando gli chiediamo del duetto insieme agli hitmaker Imagine Dragons (un Grammy vinto nel 2014 come migliore interpretazione rock e 160 miliardi di stream, Ernia è a quota 2 e mezzo), risponde con tutta la sua autentica disinvoltura: «Ho scritto la strofa per la nuova versione della loro Take Me to the Beach (che, guarda caso, parla della voglia di staccare dalla routine e raggiungere un luogo di pace, ndr) a inizio estate. Sono degli artisti eccezionali, il pezzo aveva un gran tiro e allora mi sono detto: perché no?».